Le alterazioni del sonno (tra cui l’insonnia, oppure un sonno inquieto e poco riposante o, al contrario, l’ipersonnia) sono molto frequenti, raramente si tratta di disturbi primari mentre spesso sono i primi segnali di altre condizioni (e.g. ansia, depressione, stress etc). Eccetto i casi in cui possa essere sufficientemente una terapia a breve termine, bisognerebbe scegliere una strategia farmacologia che punti a migliorare l’architettura del sonno nel suo complesso, escludendo prima condizioni internistiche che possano comprometterla.
I disturbi d’ansia raggruppano una serie di condizioni molto comuni (riguardano fino a 1 persona su 3 nell’arco della vita) che variano dall’ansia generalizzata, le fobie specifiche fino agli attacchi di panico. L’ansia può costituire un’importante disabilità e alterare significativamente la qualità della vita e il funzionamento personale. In questi casi i farmaci antidepressivi, unitamente a un percorso psicoterapeutico, costituiscono la terapia di elezione e, se scelti appropriatamente, possono essere molto efficaci.
La depressione e la bipolarità possono essere pensati come parte di uno spettro di disturbi molto ampio, la cui caratterizzazione e differenziazione può essere a volte complessa. La depressione stessa può presentarsi in sottotipi molto diversi e la specificità della molecola scelta (gli antidepressivi sono numerosi e differiscono in moltissimi aspetti) può fare la differenza nell’efficacia terapeutica raggiunta.
Assolutamente, no. La combinazione di psicoterapia + farmacoterapia (quando questa è indicata) consente di raggiungere risultati migliori rispetto a una sola delle due strategie.
Gli psicofarmaci hanno indicazioni e caratteristiche estremamente diverse, alcuni possono portare ad incremento ponderale, mentre altri possono ridurre il peso corporeo. Nella personalizzazione della terapia si devono preferire molecole che non diano alterazioni metaboliche.
Le benzodiazepine e gli oppioidi hanno un potenziale di dipendenza, infatti dovrebbero essere utilizzati per il più breve possibile. Farmaci terapeutici come gli antidepressivi (che trattano depressione o ansia), gli stabilizzatori dell’umore e gli antipsicotici non presentano questo rischio.
Dipende molto dalle caratteristiche del singolo caso e dalla problematica psichica che deve essere trattata. In alcune condizioni quali il disturbo bipolare e alcuni disturbi psicotici, la terapia deve essere mantenuta a lungo termine. In numerose altre situazioni, quali l’ansia, la depressione o i disturbi dell’adattamento, il farmaco deve essere proseguito solo per un certo periodo dopo il raggiungimento della remissione clinica dei sintomi, così da consolidare i benefici ottenuti e successivamente può essere sospeso in accordo con le indicazioni specialistiche.
No, i farmaci che trattano i disturbi d’ansia sono solitamente gli antidepressivi. Le benzodiazepine possono essere utilizzate in acuto (alcune settimane), in attesa che il farmaco terapeutico risulti efficace, dopodichè devono essere gradualmente sospese. Nei casi in cui la sospensione della benzodiazepina dovesse determinare una ricomparsa dei sintomi, sarebbe necessario rivalutare la strategia terapeutica. Le benzodiazepine non dovrebbero essere prescritte a tempo indeterminato.
Come per molti farmaci, alcune molecole possono avere alcune controindicazioni assolute in determinati contesti, mentre altre possono richiedere un’attenta valutazione dei rischi/benefici. In generale, è fondamentale personalizzare la terapia sulla base delle condizioni cliniche e fisiologiche del paziente, così da optare per la soluzione più tollerabile e sicura.
Si, ma dipende dalle situazioni. Gli psicofarmaci sono numerosi e le indicazioni terapeutiche da foglio illustrativo non sempre corrispondono alle indicazioni delle recenti linee guida internazionali. Nella scelta del farmaco bisogna sempre cercare di trovare una sintesi tra efficacia e tollerabilità, sulla base delle attuali evidenze scientifiche.
No, talvolta addirittura l’opposto. Tranne i casi (soprattutto nella popolazione adolescente) in cui la psicoterapia è la prima strategia da attuare, oppure qualora la sintomatologia sia medio-lieve, il supporto farmacologico (laddove indicato e scelto con appropriatezza) può permettere lo svolgimento di un percorso psicoterapeutico più efficace.